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Trascurare la famiglia è un danno economico

GIUSTIZIA FISCALE

"Trascurare la famiglia è un danno economico"

Va applicato a tutto campo il principio della sussidiarietà orizzontale dando la facoltà di dedurre integralmente le spese minime per vivere

Da Roma Pier Luigi Fornari

Un equo trattamento fiscale per la famiglia con figli non è un "optional", ma è questione di democrazia. è la tesi di fondo del libro di Luca Antonini, "Sussidiarietà fiscale" (con prefazione del Rettore dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, Lorenzo Ornaghi), un testo uscito di recente, ultima novità dalla collana della Fondazione per la sussidiarietà. "Se non tuteliamo questo diritto spiega il costituzionalista - non garantiamo la democrazia".
Perché?
All'epoca della finanza allegra, (anni '80 inizio anni '90), si poteva anche chiudere un occhio sul mancato rispetto di certi diritti costituzionali in materia fiscale, perché c'era un sistema di protezione sociale che tutto sommato funzionava, anche se con i suoi difetti clientelari. Oggi il Welfare State è entrato in crisi, perché la spesa sociale è esplosa a causa della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione. Ma la pressione fiscale, è rimasta al livello di più del 40% del reddito.
Cosa cambia nei diritti?
Non possiamo più concepirli come diritti a ottenere servizi erogati dallo Stato, perché è su questo versante che avvengono le riduzioni di spesa. La questione cruciale diventa perciò il trattamento fiscale della famiglia. Ad un operaio con un reddito di 18 mila euro, che celebra il tax freedom day il 15 maggio, (il giorno in cui teoricamente con le sue entrate finisce di pagare le tasse), non possiamo togliergli in imposte i soldi che sono effettivamente necessari al mantenimento dei figli, perché è una vera e propria lesione di un diritto costituzionale.
Lei scrive che in altri Paesi europei le cose non vanno così.
Si, siamo di fronte a una vera e propria anomalia della democrazia italiana. La Corte costituzionale tedesca ha deciso che lo Stato non può considerare la spesa per i figli (Familienexistenzminimum) come una spesa evitabile, come quella per lo yacht o il cavallo. Non è un lusso. Quindi viene garantito a tutti un diritto ad una deduzione che può arrivare fino a 15 mila euro l'anno.
La nostra costituzione non forniva elementi per tutelare meglio l'equità fiscale familiare?
Sì, inoltre la riforma del titolo V, con l'articolo 118, ha introdotto il principio di sussidiarietà. L'ultima formulazione proposta, che è uno dei pochi articoli della riforma istituzionale che ha avuto un voto bipartisan, fa riferimento esplicito anche alle misure fiscali.
Ma perché la Corte costituzionale non è intervenuta?
Il problema è che fino adesso la Consulta ha detto che è obbligatorio prevedere le detrazioni per i figli, ma la loro misura è stata rimessa alla piena discrezionalità del legislatore. Ma oggi è proprio sul quantum che si gioca il diritto costituzionale, il diritto sociale al risparmio fiscale necessario al mantenimento della famiglia. Il fisco sottrae alla famiglia queste risorse e il risultato è che in Italia nessuno fa più figli.
Ma si dice che non ci sono risorse finanziarie.
Non è vero. Lo dimostro nel libro. Qualche anno fa fu approvata una delega per eliminare tutte le agevolazioni fiscali non corrispondenti ad un valore costituzionale. La delega rimase inattuata, ma l'indagine preparatoria stimò che nel giro di cinque anni si potevano recuperare 30 mila miliardi di lire. E' un calcolo al ribasso. Dunque il sistema abbonda di rendite.
Il suo libro però ne fa una questione di democrazia?
Infatti la democrazia è strettamente legata al modo in cui viene regolato il fisco. Nella democrazia il cittadino è padrone dell'imposta: elegge i parlamentari perché decidano di spenderla sulla base delle sue preferenze. Ma questo principio è entrato in crisi con la globalizzazione: si può votare in un Paese e pagare le tasse in un altro. Inoltre la sovranità dei Parlamenti è condizionata dagli organismi internazionali. Quindi a fronte di una grande quantità di diritti tradizionali oramai garantiti, il sistema fiscale è il luogo dove avvengono le violazione moderne dei diritti sociali.
Come rendere il cittadino di nuovo padrone dell'imposta?
Applicando a tutto campo il principio di sussidiarietà orizzontale. Questo significa per una famiglia la facoltà di dedurre integralmente le spese minime per vivere. C'è anche un'altra strada, quella di dare la facoltà al cittadino di decidere a chi vanno le imposte (il sistema del "Più dai meno versi"). Se ritengo che un ente non profit è quello che garantisce meglio un servizio, posso fare una donazione, che oggi è deducibile fino a 70 mila euro.
I politici sembrano più attenti al terzo settore, che alla famiglia.
Trascurare la famiglia è una posizione molto miope, perché un tasso di natalità così basso è un danno economico enorme: riduce la popolazione attiva e aumenta enormemente la sproporzione rispetto a quella passiva. E' evidente che in Italia occorre uno shock per quanto riguarda la politica per la famiglia.
Ma che cosa si può fare se i partiti non riescono a vedere più lontano di una legislatura?
Per questo sarebbe importante che la Corte costituzionale rivedesse la propria giurisprudenza, imponendo al Parlamento l'equità fiscale per la famiglia come un ineludibile adempimento costituzionale.

Avvenire, Domenica 25 settembre 2005

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