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Ripartire dalle donne

 

Mi è stato chiesto di portare il mio contributo di mamma, moglie, lavoratrice, socia di una associazione di famiglie, all'interno di un convegno organizzato da API - Alleanza per l'Italia. Ve lo propongo nella speranza che possa essere di stimolo anche per altri.

 

 

 

 

RIPARTIRE DALLE DONNE

 Verona, 11 febbraio 2012 - Loggia di Frà Giocondo

 

Buon giorno anche da parte mia e grazie per avermi dato l'opportunità di portare il mio punto di vista in questa assemblea così significativa.

Sono Stefania Ridolfi, socia attiva di Afi - Associazione delle famiglie, un'associazione nata a Verona 20 anni fa che ha come scopo principale quello di rendere la famiglia, tutte le famiglie, consapevoli del loro ruolo sociale.  Un compito non facile questo perché, nella maggior parte dei casi, le persone non ne comprendono appieno il significato e tendono a considerare solamente il lato privatistico del loro fare o essere famiglie, non considerando quasi per niente quanto esse siano importanti per la società. Lo dice bene il professor Pierpaolo Donati quando afferma che la società fa di tutto per relegare la famiglia nel privato, salvo poi addossarle una serie di responsabilità e compiti pubblici o collettivi.

Sono sposata e ho due figli maschi. Dal punto di vista lavorativo mi sento di dire che sono, spero ancora per molto, ma non ne ho certezza, una donna fortunata, in quanto da circa 10 anni ho un impiego stabile a tempo parziale che mi consente di poter svolgere altre attività al di fuori di quella retribuita e di coltivare anche qualche interesse personale.

Nei giorni scorsi mentre rimuginavo sul significato del mio intervento in questa assemblea mi sono concentrata sul difficile tema del lavoro e ho cercato di riflettere tenendo a mente soprattutto le donne che mi stanno accanto, che vivono storie ordinarie. Colleghe di lavoro e vicine di casa, che sono passate attraverso la fatica di crescere dei figli o dell'accudire i genitori anziani. O di chi, come un'amica d'infanzia, alla vigilia dei 50 anni sta cercando con grande difficoltà una occupazione, una qualsiasi, purché dignitosa e regolare, dopo aver dovuto lasciare qualche anno fa il lavoro a causa di importanti problemi di salute.

Pensando alle fatiche di queste donne, mi sono chiesta come mai proprio in questi tempi così difficili le donne, sebbene ancora poco presenti nel mercato del lavoro soprattutto ad alti livelli, possano trovare unicamente nel lavoro retribuito il solo modo di contare, di essere qualcuno, non attribuendo - loro stesse e la società in cui viviamo - lo stesso valore di realizzazione anche al lavoro di cura. Concordo che dopo anni passati a studiare e a prepararsi, il trovare una occupazione adeguata a tanta fatica possa essere considerato un giusto punto di ingresso nell'età adulta. Ma credo che anche dedicarsi qualche anno a pannolini e minestrine per adempiere ad un dovere di cura nei confronti di figli, voluti e desiderati, non possa essere da meno, fatto salvo il poter ritornare ad una occupazione stabile e seria in un momento successivo.

La conciliazione famiglia-lavoro è complessa - dice la professoressa Giovanna Rossi -in quanto fa riferimento ad un intreccio di fattori di ordine diverso e afferenti a fattori politici, culturali, sociali ed economici. Tenere insieme famiglia e lavoro per una donna implica non solo una buona organizzazione, ma un'attribuzione di giudizio rispetto a sé stessa, alla proprio vita presente e futura. (Rossi 2008). 

Per non parlare poi di quando si pensa a sposarsi o mettere su famiglia. Avere o non avere un'occupazione, possibilmente stabile e non precaria, non è indifferente per poter compiere questo passo con serenità. Ma non basta! Bisogna aiutare le famiglie a gestire i propri tempi con una adeguata rete di servizi per la prima infanzia. Questo agevolerebbe la formazione di nuove famiglie, ma soprattutto non costringerebbe le donne alle inevitabili scelte di abbandono del mondo del lavoro.

Io credo che da tempo le donne stiano già indicando alcune strade da percorrere che favorirebbero un loro maggior ingresso o ritorno nel mondo del lavoro. Ad esempio quando insistono su un'offerta variegata di servizi alle famiglie, quando chiedono dei tempi di lavoro flessibili e perciò più armonizzabili con quelli della famiglia, quando chiedono ai loro mariti o compagni una migliore ripartizione dei carichi del lavoro di cura. Benché questo problema possa riguardare maggiormente la sfera del privato, tutto questo non può sempre passare inascoltato o lasciato alla buona volontà di pochi.

Tra l'altro molte donne, che hanno avuto figli non giovanissime, si trovano oggi ad affrontare contemporaneamente i problemi di cura dei bambini e degli anziani. Hanno genitori o suoceri che invecchiano e si rendono conto che non avere fratelli e sorelle con cui condividere il peso della cura complica notevolmente le cose. Per questo anche l'organizzazione di servizi di cura per la terza o quarta età non autosufficiente è quanto mai urgente.

Qualche anno fa la nostra associazione, nell'ambito di un percorso formativo rivolto agli amministratori locali denominato Amministrare con la famiglia, aveva fatto conoscere anche a Verona il modello trentino delle Tagesmutter. Una soluzione semplice e rivoluzionaria allo stesso tempo, che da un lato consente alle donne di aprire un'attività in proprio, nella propria casa, nel proprio appartamento e contestualmente offre un aiuto ad altre donne per riprendere o intraprendere una carriera lavorativa extra domestica.

Concludendo: ripartire dalle donne vuol dire riconoscere loro una naturale capacità di adattamento a molte situazioni, compreso il cambio di focalizzazione fra il lavoro di cura e il lavoro professionale o comunque extra domestico. Per questo le istituzioni e il mercato dovrebbero essere capaci di "venire incontro ai bisogni delle donne", adottando meccanismi di flessibilità per riconoscere e valorizzare il lavoro che esse svolgono fuori e dentro la loro famiglia. Dovrebbe essere meno complicato, ad esempio, ottenere permessi per assentarsi dal lavoro per accudire un familiare gravemente ammalato o un figlio con difficoltà. Rientrare nel mercato del lavoro dopo qualche anno di assenza dovrebbe essere un percorso agevolato, piuttosto che una missione impossibile!!.

Alle donne impegnate in politica presenti a questo tavolo chiedo pertanto di prendere impegni fattivi affinché si riparta dalle donne. Operando scelte per un welfare che sia più family friendly, facendo in modo che siano maggiormente valorizzati i talenti di cui le donne sono portatrici. Ripartiamo dalle donne imparando anche a superare gli stereotipi di genere che le vedono sempre in agitazione, anche per niente. Ripartiamo dalle donne sostenendo adeguatamente e concretamente il lavoro di cura che esse fanno per la loro famiglia e per tutte le famiglie.  

Grazie per la vostra attenzione.

 

Stefania Ridolfi

Afi - Verona

stefania.ridolfi@afifamiglia.it

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SABATO 11 FEBBRAIO ORE 10.00

LOGGIA FRA' GIOCONDO - PIAZZA DANTE - Verona

 

RIPARTIRE DALLE DONNE

 

DIBATTITO CON LA PRESENZA

PAOLA BINETTI Parlamentare UDC

EMANUELA BAIO Parlamentare API

PAOLA BUCCI Consigliere FLI

 

Moderatrice

Simonetta Chesini

Giornalista Telenuovo

 

Intervengono

Helga Fazion - Presidente Feder manager

Alessandra Ioppi - Presidente Lions Club Verona Gallieno

Patrizia Bravo - Coordinatrice Regionale Reti Civiche Venete

Elena Farina - Imprenditrice viti vinicola

Alice Coati - Assessore Comune di Caldiero

Stefania Ridolfi - Referente A.F.I. Associazione Famiglie Italiane

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