afi

Quarantena e… cammino

Come viaggiare stando fisicamente fermi.

Sì, lo so, si deve stare a casa, ma ci sono certi cammini che si possono intraprendere proprio quando non ci si può muovere dalla propria abitazione.

Mi sono trovata da un giorno all'altro senza poter lavorare, senza poter uscire per la mia - per me importante - passeggiata quotidiana: solo furtive uscite per fare la spesa. Certo, all'inizio è una cosa nuova, mai sperimentata: tutto questo tempo da riorganizzare! Che faccio? Come penso tantissime altre donne ho buttato per aria la casa, svuotato cassetti, riordinato armadi, dispense, scaffali: ho messo a soqquadro tutto e poi riordinato tutto. E poi...quando tutto è ormai lindo, ordinato, preciso che non sembra neanche casa mia, che faccio?

Io sono partita.

Ho preso il coraggio a due mani e ho iniziato un viaggio alla conoscenza di me stessa. Non era la prima volta che facevo un viaggio del genere: mi avventuro spesso nei meandri del mio io. Di solito sono brevi passeggiate di andata e ritorno; questa volta, invece, aiutata da un percorso che ho trovato sul web e al quale ho aderito ("120 giorni per mettere le ali"), ho cambiato itinerario e ho accettato di percorrere i vicoli delle mie fragilità. Certo sono strade strette e secondarie che non avrei voluto frequentare perché t'imbatti in brutti ceffi: la paura, la vergogna, il senso d'inadeguatezza, l'incapacità, il fallimento, il limite.

Non è semplice ammettere i propri limiti, non è facile fermarsi, guardarli in faccia e accettare che sono parte di me, che anche loro sono il mio io. Li ho guardati e ho visto che non fanno così tanta paura e ho capito che la fragilità è parte di me, di noi. Non ci siamo ritrovati tutti più fragili e vulnerabili in questo periodo? Ho capito che posso anche non farcela, che posso sbagliare, che posso alzarmi e riprovare. Posso non essere preparata, posso non aver capito, posso non sapere. Posso sbagliare, ma non sono sbagliata; posso fallire, ma non sono una fallita; posso dire o fare stupidaggini, ma non sono stupida. Forse a qualcuno sembreranno tutte banalità, ma io ho scoperto che amare i miei limiti è amarmi un po' di più e amandomi un po' di più, amo di più gli altri accettandoli così come sono con i loro limiti e le loro fragilità.

In questo post dovevo raccontare di quarantena e lavoro, ma ho capito che era inutile scrivere qualcosa che non sentivo e che potevo tranquillamente dire a me stessa: «MariaRosa, questo post non ti ispira e non lo scrivi».

Ecco, il frutto del mio cammino dentro di me è anche questo: la libertà di poter dire a me e agli altri «In questo post io non so cosa scrivere, non fa per me, mi spiace rinuncio!».

MariaRosa Brian - Afi Treviso

 

Condividi sui social