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Famiglie e lavoro domenicale

Per i credenti la domenica è un giorno di incontro con Dio e con i fratelli e la Messa è il momento centrale Per chi non crede, resta un giorno di incontro con se stessi e con gli altri. E' noto che una recente legge dello Stato consente alle attività commerciali di restare aperte per tutti i giorni dell'anno, compreso il giorno di Pasqua; e così sta avvenendo.

 

Da più parti si sostiene che, aprendo la domenica Iper e Supermercati, si aumenti l'occupazione (anche la più precaria), ma la realtà è ben diversa. Da informazioni e dati raccolti da più parti, tutte le catene commerciali e le grandi strutture di vendita aprono in media 12 ore al giorno compresi i festivi; i dipendenti sono costretti a lavorare con conseguenze negative che oltrepassano la sfera strettamente lavorativa.

 

Con la domenica, ridotta ad un giorno come gli altri, si cancella l'idea di un giorno prezioso e insostituibile, in cui le persone possano riposare e incontrarsi per vivere una dimensione pubblica in cui le famiglie possano stare insieme e vivere un intero giorno libero dai pressanti impegni quotidiani che caratterizzano il resto della settimana.

 

A fronte di questa situazione, i risultati raggiunti sono misurabili dai corrispettivi giornalieri che indicano che tali aperture non producono maggiori vendite mentre si assiste solo ad un trasferimento delle stesse, soprattutto dai piccoli ai grandi punti vendita, di circa il 4%. L'effetto economico complessivo è vicino allo zero e tale è anche l'effetto sull'occupazione. Le persone non vanno a fare acquisti non perché i negozi sono chiusi, ma perché non hanno soldi da spendere, che è tutta un'altra cosa. Questi trasferimenti, inoltre, stanno causando la chiusura di moltissime piccole e medie imprese e provocano la perdita di migliaia di posti di lavoro compresi imprenditori e collaboratori famigliari.

 

Le ACLI e la Lega Consumatori sono contrarie a queste aperture senza senso e ritengono accettabili solo le turnazioni se servono a garantire un servizio, specialmente quelli di cura alla persona come ospedali e case di riposo.

 

Alcune catene locali di Supermercati hanno proposto agli studenti contratti part-time esclusivamente per i giorni festivi. Sono state sufficienti alcune telefonate per scoprire che le cose erano ben diverse. Le proposte erano di contratto a chiamata e non assunzione part-time (cosa ben diversa) esclusivamente all'interno di un calendario di aperture festive. Compenso previsto: circa 6 euro all'ora comprensivi di tredicesima, ferie, permessi, ecc. Non posti di lavoro a chiamata, ma sostituti di capo famiglia e di commessi di elevata qualifica professionale a costi notevolmente più bassi.

 

E' legittimo, perciò, porsi interrogativi se, con strumenti come il lavoro a chiamata rivolto agli studenti, si riescano ad evitare altri fallimenti che in taluni casi hanno provocato tragedie come i suicidi di imprenditori. Di sicuro non è questo il futuro che auspichiamo per i nostri giovani.

 

La grande distribuzione non ha certo bisogno di ulteriori regali. Il più grande lo ha ricevuto con la deregolamentazione totale del settore e su questo concordano un po' tutti, mentre occorre ribadire con forza l?importanza della dimensione umana.

 

(Comunicato del Punto Famiglia ACLI e della Lega Consumatori)

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Aiutaci a presentare la proposta di legge di iniziativa popolare: aderisci anche tu alla campagna "libera la domenica", firmando presso le strutture di Confesercenti sul territorio nazionale o presso gli uffici anagrafe di molti comuni.

 

Paolo Ghini

Afi Forlì-Cesena

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