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Educare ai valori

Una parola sottovoce da madre a madre...


di Tamara Morsucci - Afi Verona

 

Non ho titoli accademici di psicologia, pedagogia o quant'altro, ma, come avveniva nelle vecchie famiglie credo che chi ha un po' di esperienza la possa mettere a disposizione di chi ne ha bisogno. Io, attraverso l'esperienza dell'associazionismo familiare, credo che sui temi dell'educazione una parola in famiglia e tra famiglie valga almeno quanto tanti dotti trattati.

Faccio la madre e l'insegnante, vedo ragazzi e famiglie tutto il giorno, questo mi porta a riflettere molto sul mistero della vita e quell'intreccio delle libertà che chiamiamo educazione. Inscritta nella vita che nasce c'è la speranza del domani con tutti i suoi sogni, ma anche le paure che l'ignoto comporta. Il primo sentimento che si prova prendendo in braccio per la prima volta il figlio è la paura, l'ansia di non farcela, l'abisso del mistero di un essere che, pur continuando a chiamare "mio" figlio non sarà mai nostro, ma di cui sentiamo la responsabilità di doverlo accompagnare ad essere l'uomo e la donna che dovrà diventare.

Parlando con le varie mamme che incontro ogni giorno, ho osservato che le modalità con cui ciascuna di noi cerca di risolvere le proprie ansie sono circa queste:

- mamma iper-protettiva: se proteggo mio figlio da tutto il mondo esterno, dalle intemperie perché non si ammali, dalle delusioni, dalle sofferenze, dagli amici che lo fanno deviare, ho fatto bene la mia parte;

- mamma manager della vita del figlio: tutto è organizzato, ogni giorno ogni ora, tutto è ben programmato in vista dei risultati futuri, la strada del figlio è ben segnata;

- mamma con il cuore debole ...comportati bene se no la mamma muore: è quasi un ricatto d'amore che tiene il figlio sulla retta via;

- mamma assente (ma lo faccio per te) incapace di affrontare la sofferenza: il lavoro, gli impegni, diventano un alibi per non affrontare la paura di non farcela, il figlio diventa spettatore della vita della madre e con il suo comportamento se ne guadagna l'approvazione.

 

In ciascuna di noi c'è poco o tanto di qualcuna di queste mamme, ma che fare per uscire dallo schema e riuscire ad educare i figli ai valori in cui crediamo?

" a fare i genitori non si insegna, si impara"

Da chi impariamo? ma dai figli! Loro sono i nostri maestri.

Se li abbiamo guardati bene appena nati ci hanno detto "io non sono tuo": ogni figlio è diverso e merita una madre e un padre diverso, che guardi proprio lui, così com'è. E' con loro che scopriamo su quali valori fondare l'educazione. I valori non sono una cosa astratta, ma sono i pilastri sui quali ciascuno di noi, e anche i nostri figli, realizza la propria libertà; sono tutto ciò che dà colore, odore, sapore alla vita e realizza appieno la libertà. Sembra un'affermazione relativistica, ma è l'esatto contrario: la norma del valore è la libertà, e questa è una norma molto severa!

Allora siccome non ho nulla da insegnare (perché i vostri maestri saranno i vostri figli), sottovoce, come dice il titolo, condivido il mio modo di educare ai valori accompagnando i figli nella loro scoperta, dentro le contraddizioni del nostro tempo. Questi pensieri mi hanno aiutato ad essere una mamma fuori dallo schema delle quattro ansie.

Ho individuato quattro strade:

1. il desiderio: il bambino che non desidera, non scoprirà mai il valore delle cose, ma neanche il suo stesso valore o il valore della vita. Anticipare i desideri ci appaga quando sono piccoli vedendo la loro gioia, ma li renderà adolescenti ingrati e prepotenti.

2. la parola: possiamo comunicare in tanti modi,, ma la parola che è propria dell'essere umano, è ciò che li farà uomini e donne. E' narrandosi e facendosi narrare che scoprono il valore dei legami che ci uniscono, della famiglia, della propria storia, dell'amore

3. la guida: troppi genitori rinunciano a essere guide per i propri figli, a scrutarne il cuore per capirne gli stati d'animo. Il genitore deve riappropriarsi del proprio ruolo educativo: il bambino gettato nel mondo, asilo, scuola, non deve esservi abbandonato! Alcuni genitori pensano comunque di poter recuperare a casa gli eventuali "non valori" insegnati negli ambienti frequentati dal bambino. Quali esiti da questa confusione educativa? Il bambino se è fragile va in confusione, se è un po' "sgamato" diventerà un titolo di giornale: "figlio di brava famiglia.... ha commesso..". La confusione valoriale l'avrà trasformato in un camaleonte, capace di essere buono e generoso in casa, ma anche un mostro fuori! E' essenziale instaurare una buona alleanza educativa con tutti gli ambienti frequentati dal bambino: a lui farà scoprire il valore del vivere sociale e della propria responsabilità nel mondo.

4. la solidarietà: mai da soli, mai famiglia autoreferenziale e autosufficiente: porte aperte! Le esperienze con altri stili di vita moltiplicano i valori e li fa apprezzare ai figli, perché li vedono in atto, non nelle buone intenzioni! (tra parentesi questa è anche la linfa di un buon matrimonio). Esperienze di associazionismo, di aiuto a famiglie in difficoltà, di affido, ci fanno superare tutte le nostre paure. Non siamo genitori buoni o cattivi: siamo genitori insieme a tanti altri, con la consapevolezza però che stiamo accompagnando il figlio ad assumersi le responsabilità della vita adulta e alla realizzazione della sua vita.

E allora, riconoscendoci in qualche sfaccettatura dello schema di prima, sorridiamo, non prendiamoci troppo sul serio. Insieme, tra famiglie, confrontandoci e aiutandoci "ce la possiamo fare!". I valori forti, quelli in cui crediamo, arriveranno al cuore dei nostri figli, e potremo dire di aver adempiuto il nostro compito di educatori.

 

 

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