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Reggio - Joe Panzera

Caro Daniele,

in occasione del Convegno di Reggio Calabria, mi sono unito come tutti gli amici dell’Afi, che hanno avuto il piacere di conoscerti, nel ringraziarti per la tua disponibilità e attività di Presidente Nazionale in questi passati sei anni.

Mi è piaciuto molto il tuo ultimo discorso da presidente, e condivido il tuo garbato metterti a disposizione del nuovo direttivo e presidente. Non era scontato. Molti presidenti, specialmente nelle Afi territoriali, una volta scaduti dal mandato spesso sono spariti e addirittura si sono allontanati dall’Afi, come una sorta di rigetto.

I ringraziamenti sono un atto dovuto, e credo non ripaghino compiutamente del tempo dedicato a mandare avanti un’associazione. Restano le linee di indirizzo e le cose fatte.

Accolgo quindi il tuo invito a scrivere le mie sensazioni riguardo le due giornate Afi a Reggio Calabria.

Cosa mi lascia il convegno 2017 di Reggio Calabria? Un convegno che ha riscosso molto consenso perché ognuno dei partecipanti si è sentito coinvolto in prima persona. Non sappiamo ancora (e questo ritengo sia l’unica nota debole) quali contenuti e stimoli usciranno dal Convegno. Però credo che ognuno di noi sia tornato a casa un po’ più arricchito nei rapporti con le altre famiglie. I giovani hanno partecipato alla realizzazione delle iniziative della due giorni e questo è stato molto positivo.

Personalmente ne esco molto felice di aver partecipato. Rimangono spesso dubbi e tra questi, una domanda: cos’è oggi l’Afi?

Io credo che lo spirito che anima i soci Afi potrebbe essere condiviso da trenta milioni di famiglie italiane. Sono principi basilari e fondanti della famiglia. Allora perché come richiamava qualcuno, siamo ancora - a 26 anni dalla costituzione - un’associazione con piccoli numeri?

Perché partecipare alle iniziative e all’impegno sociale di un’associazione come la nostra?

Chi oggi è dentro l’Afi si è avvicinato per motivi o occasioni diversi. Per amicizia, perché cercava un ambiente di famiglie sano dove passare del tempo libero, per permettere ai propri figli di frequentare e condividere amicizie, per affrontare delle problematiche insieme. Molto spesso cessata l’esigenza o la motivazione si andava via; ad esempio la crescita dei figli ha smorzato alcune delle motivazioni che legavano la famiglia all’Afi con conseguente raffreddamento dei rapporti e frequentazioni della vita associativa.

Quello che io noto nell’Afi di Reggio Calabria, ma forse è estendibile a tutto il territorio italiano è uno scarso ricambio generazionale. Mi spiego meglio. Se l’interesse che mi lega ad una associazione è funzione di un arco temporale della mia vita familiare, una volta che viene meno, sono meno motivato a frequentare l’associazione.

Ho sempre pensato che bisognava dare un indirizzo nuovo all’Afi. Dall’inizio della formazione di una famiglia , per tutta la vita si hanno esigenze e bisogni diversi. La giovane coppia ha magari il problema dell’asilo nido, della scelta della scuola, di poter passare delle domeniche insieme ad altre coppie con figli e fare giocare insieme. La coppia con figli già adolescenti ha altre motivazioni, magari legate a momenti di vacanza insieme oppure finalità di volontariato specifico. Altri ancora hanno il problema di come accudire il genitore anziano, altri ancora sono anziani e vorrebbero che vi fosse maggiore attenzione per le famiglie di anziani. Insomma credo che affrontare insieme, non dico i problemi, ma le esigenze di ogni tipo di famiglia rientri nelle motivazioni e nelle finalità dell’Afi e delle politiche in favore della famiglia. E’ questo secondo me che bisogna ricercare e inserire nei programmi delle Afi locali: aspetti di formazione, ricreativi, di partecipazione che coinvolgano tutte le famiglie e continuare con maggiore forza e convinzione nell’azione di promozione della Famiglia autentico soggetto di Welfare Generativo.

Per ultimo, ma che metterei al primo posto, condivido ogni passaggio di Maurizio Bernardi che hai citato nel tuo discorso. Bisogna riprendere a studiare i valori e le motivazioni che hanno spinto un gruppo di famiglie a costituire l’Afi.

Dall’idea manifestata dalla ‘Familiaris Consortio’ che la famiglia ‘organizzata’ dovesse svolgere esplicitamente un ruolo socio-politico nella società. L’Afi non nasce da un problema a forte impatto emotivo o da una logica lobbistica, ma si pone controcorrente a promuovere e difendere l’istituzione naturale dell’uomo perché ha colto, in tempi non sospetti l’emergenza culturale, sociale, economica derivante dalla deriva valoriale, da mode e costumi individualisti, dalle crisi economiche e sociali, dalla calo dei matrimoni e dal crollo delle nascite”.

Joe Panzera

Afi Reggio Calabria

 


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