afi

Mettersi davanti alla F.C. significa ricercare le proprie radici e le motivazioni profonde del proprio agire.

Intervento al Convegno organizzato dal Centro Diocesano di Pastorale Familiare di Verona.

I trent’anni della Familiaris Consortio: la famiglia al centro dell’azione pastorale


 
Sabato 28 gennaio 2012

Sala Zanotto

San Zeno Maggiore (Verona)

15.30 – 18.00

 
con la partecipazione di

Mons. Giancarlo Grandis (Vicario episcopale per la cultura)

Dr.ssa Chiara Sità (Università di Verona)

Daniele Udali (Presidente Nazionale AFI – Associazione delle Famiglie)

 
“Famiglia diventa ciò che sei”

più che uno slogan era un grido nato dalla sollecitudine pastorale e dallo sguardo lungimirante di un Papa, Giovanni Paolo II, che riconosceva alla famiglia un ruolo di primo piano nella vita ecclesiale e osservava con preoccupazione la crescente marginalità sociale dell’istituzione familiare.

Il Convegno vuole essere un’occasione per approfondire e per capire quanto in questi trent’anni è stato fatto e soprattutto quanto resta ancora da fare per dare piena realizzazione a quel grido di Papa Woytila.

Per me, che sono da luglio 2011 presidente nazionale di una associazione che ha nel proprio Statuto un riferimento fondativo alla Familiaris Consortio, alla Carta per i diritti della Famiglia della Santa Sede, agli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione Italiana, mettersi davanti alla F.C. significa ricercare le proprie radici e le motivazioni profonde del proprio agire.

L’Afi è nata, infatti, nel decennale della FC, nell’alveo della Pastorale Familiare di Verona che stava meditando quelle parole che ricordavano sì l’importanza della famiglia per la Chiesa, la vita e la salvezza spirituale delle persone, ma spingevano anche le famiglie verso un impegno sociale e politico.
 
1) La parte sociale della Familiaris Consortio

Nella PARTE TERZA, ai numeri dal 17 al 64 (la parte più corposa, 48 numeri su 86 complessivi),

I COMPITI DELLA FAMIGLIA CRISTIANA

Famiglia diventa ciò che sei!

troviamo sia il richiamo alla formazione di una comunità di persone, il servizio alla vita e l’impegno pastorale, che l’impegno alla partecipazione allo sviluppo della società.

In particolare nel numero 44 che tratta del Compito sociale e politico della famiglia troviamo:

44. Il compito sociale della famiglia non può certo fermarsi all’opera procreativa ed educativa, anche se trova in essa la sua prima ed insostituibile forma di espressione. Le famiglie, sia singole che associate, possono e devono pertanto dedicarsi a molteplici opere di servizio sociale, specialmente a vantaggio dei poveri, e comunque di tutte quelle persone e situazioni che l’organizzazione previdenziale ed assistenziale delle pubbliche autorità non riesce a raggiungere.

Il contributo sociale della famiglia ha una sua originalità, che domanda di essere meglio conosciuta e più decisamente favorita, soprattutto man mano che i figli crescono, coinvolgendo di fatto il più possibile tutti i membri (cfr. «Apostolicam Actuositatem», 11).

In particolare è da rilevare l’importanza sempre più grande che nella nostra società assume l’ospitalità, in tutte le sue forme,

(penso ad associazioni come FAMIGLIE PER L’ACCOGLIENZA del 1982 o altre impegnate specificamente nell’affido come il MOVIMENTO PER L’AFFIDO E L’ADOZIONE, già Movimento Gruppi Famiglia)

dall’aprire la porta della propria casa e ancor più del proprio cuore alle richieste dei fratelli, all’impegno concreto di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere. Soprattutto la famiglia cristiana è chiamata ad ascoltare la raccomandazione dell’apostolo: «Siate... premurosi nell’ospitalità» (Rm 12,13), e quindi ad attuare, imitando l’esempio e condividendo la carità di Cristo, l’accoglienza del fratello bisognoso: «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42).

….

Al numero 46 la FC parla in modo esplicito, elencandoli, dei DIRITTI DELLA FAMIGLIA, preludio alla CARTA che sarebbe stata pubblicata 22 ottobre 1983.

Per questo la Chiesa difende apertamente e fortemente i diritti della famiglia dalle intollerabili usurpazioni della società e dello Stato. In particolare, i Padri Sinodali hanno ricordato, tra gli altri, i seguenti diritti della famiglia:

    di esistere e di progredire come famiglia, cioè il diritto di ogni uomo, specialmente anche se povero, a fondare una famiglia e ad avere i mezzi adeguati per sostenerla;
    di esercitare la propria responsabilità nell’ambito della trasmissione della vita e di educare i figli;
    dell’intimità della vita coniugale e familiare;
    della stabilità del vincolo e dell’istituto matrimoniale;
    di credere e di professare la propria fede, e di diffonderla;
    di educare i figli secondo le proprie tradizioni e valori religiosi e culturali, con gli strumenti, i mezzi e le istituzioni necessarie;
    di ottenere la sicurezza fisica, sociale, politica, economica, specialmente dei poveri e degli infermi;
    il diritto all’abitazione adatta a condurre convenientemente la vita familiare;
    di espressione e di rappresentanza davanti alle pubbliche autorità economiche, sociali e culturali e a quelle inferiori, sia direttamente sia attraverso associazioni;
    di creare associazioni con altre famiglie e istituzioni, per svolgere in modo adatto e sollecito il proprio compito;
    di proteggere i minorenni mediante adeguate istituzioni e legislazioni da medicinali dannosi, dalla pornografia, dall’alcoolismo, ecc.;
    di un onesto svago che favorisca anche i valori della famiglia;
    il diritto degli anziani ad una vita degna e ad una morte dignitosa;
    il diritto di emigrare come famiglie per cercare una vita migliore (Propositio 42)

…..

Anche nella PARTE QUARTA, dedicata alla pastorale familiare troviamo un importante riferimento.

Al numero 72 si parla di ASSOCIAZIONI DI FAMIGLIE PER LE FAMIGLIE e dopo aver ricordato le associazioni di spiritualità, di formazione e di apostolato, si dice

“Similmente è desiderabile, che, con vivo senso del bene comune, le famiglie cristiane si impegnino attivamente a ogni livello anche in altre associazioni non ecclesiali.”

E l’Afi tecnicamente non è una associazione ecclesiale.



Il numero 44 si conclude con una esortazione ed una conclusione che richiamiamo spesso nei nostri documenti:

Il compito sociale delle famiglie è chiamato ad esprimersi anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere «protagoniste» della cosiddetta «politica familiare» ed assumersi la responsabilità di trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che si sono limitate ad osservare con indifferenza.

 
2) Lo sviluppo di un nuovo protagonismo

Come frutto diretto dell’esortazione della Familiaris Consortio, nasce il 5 aprile 1991 la ASSOCIAZIONE DELLE FAMIGLIE PER I DIRITTI DELLA FAMIGLIA, poi divenuta Afi – Associazione delle Famiglie.

Con Franco Nestori come primo presidente, è stata accompagnata con affetto da mons. Renzo Bonetti e poi da mons. Giancarlo Grandis.

Oggi Afi – Associazione delle famiglie è una Confederazione Nazionale, cioè una associazione di secondo livello, che riunisce 15 associazioni sparse da Verona ad Avola (SR), da Napoli a Reggio Calabria, da Treviso a Donnas (AO).

Con oltre un migliaio di famiglie associate, qualche centinaio di famiglie sono impegnate in attività diversissime fra loro, guidate dalla propria sensibilità, dalle necessità e dalle opportunità del territorio in cui vivono: formazione all’impegno sociale ed educativo, all’accoglienza di minori e stranieri; nei corsi per fidanzati, nella lotta all’alcolismo, contro le mafie; nella formazione dei genitori dentro le scuole; nella difesa della vita; nella sensibilizzazione delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali; nello sviluppo e diffusione delle cosi dette BUONE PRATICHE nel campo delle politiche familiari.

In questi 20 anni abbiamo sviluppato diverse collaborazioni universitarie su vari temi della sociologia della famiglia, dell’economia e della fiscalità.

Abbiamo prodotto un corso di Formazione alle Politiche familiari rivolto agli amministratori e funzionari dei comuni, le cui ultime edizioni si sono tenute nel 2011 in provincia di Verona e di Napoli.

Abbiamo sviluppato una particolare competenza in ambito fiscale, contribuendo in modo determinante all’elaborazione di una proposta di legge per la riforma fiscale (Fattore Famiglia) e stiamo attivamente lavorando alla riforma dell’ISEE.

Un altro significativo frutto della FC è la nascita, nel 1992, del FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI (di cui l’Afi, manco a dirlo, è socio fondatore) allo scopo di riunire tutte le associazioni di area cattolica interessate a “portare all’attenzione del dibattito culturale e politico italiano la famiglia come soggetto sociale”.

E’ costituito oggi da ben 53 associazioni, in rappresentanza di oltre 3 milioni di famiglie. Opera in comunione con la Chiesa Italiana ed accoglie istanze nei molti ambiti in cui lavorano le associazioni che ne fanno parte.

Oltre al famoso Family Day del 2007, in tempi recenti il Forum ha raccolto un milione e mezzo di firme “Per un fisco a misura di famiglia”, ha collaborato alla costruzione della proposta di legge per il Piano Nazionale per la Famiglia e per la riforma fiscale con il Fattore Famiglia.

Come associazione di terzo livello, il Forum è costantemente in contatto con le Istituzioni di livello nazionale ed internazionale, in particolare con il Parlamento ed il Governo.

 
3) Cosa resta da fare

1. LA CONSAPEVOLEZZA DELLE FAMIGLIE

Occorre lavorare per aumentare la consapevolezza delle famiglie circa il proprio ruolo di piccola chiesa domestica e di cellula fondamentale della società. E’ un ambito di attività proprio della nostra associazione che trova però molta inerzia e talvolta qualche indifferenza.

Il prof. Pierpaolo Donati, nel suo intervento al Convegno sul tema “La fecondità di Familiaris Consortio da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI” che si è tenuto in Roma dal 25 al  27 novembre 2011, ha affermato che il 70% delle famiglie non ha idea dei compiti e delle funzioni sociali che svolge, affermando (e siamo assolutamente d’accordo) che è in atto una vera emergenza culturale.

2. LA MATURAZIONE DEI PASTORI

Accanto alla buona disponibilità, sensibilità e a volte vero e proprio pungolo e sprone a fare di più, non è infrequente una certa indifferenza e qualche volta diffidenza di parroci e vescovi. C’è timore di una forma di impegno che distoglie troppo le famiglie dalla loro vita di parrocchia, dall’attività pastorale, che le porta in territori in cui il pastore non può più esercitare il suo controllo e forse anche troppo vicine alla sporca politica.

3. LA MATURAZIONE DELLA POLITICA E DELLA SOCIETA’

E’ evidente l’insignificanza della famiglia per la politica. Infatti il tema famiglia non sta nell’agenda della politica: vi entra e vi esce occasionalmente sulla base dell’emozione suscitata da fatti di cronaca, salvo le punte di regolarità in ogni campagna elettorale.

Salvo casi eccezionali, la famiglia non rappresenta per i politici un motivo sufficiente di esposizione mediatica. Spesso i convegni e i dibattiti sulla famiglia a cui partecipano sono occasioni per parlare con i giornalisti di tutt’altro: della situazione politica nazionale, delle prossime elezioni, delle beghe interne di partito. Anche i media non aiutano a ragionare di famiglia lontano dai sensazionalismi.

4. LA COLLABORAZIONE FRA LE ASSOCIAZIONI

E’ necessario lavorare di più insieme, con meno protagonismi e più sussidiarietà verticale ed orizzontale. Riconoscere le altrui peculiarità e trovare terreni di impegno comune, imparando a fidarsi gli uni degli altri. Fare più squadra evitando sprechi di risorse.

5. LO SVILUPPO DI UNA RAPPRESENTANZA FORTE, SOCIALMENTE RICONOSCIUTA

Oggi il Forum rappresenta un (potenziale) vero e valido interlocutore della politica e delle amministrazioni a tutti i livelli, ma soffre di diverse debolezze, fra loro intersecate come causa ed effetto:

    non riesce a mobilitare le famiglie, come accaduto per il Family Day del 2007;
    non ha una forte coesione delle associazioni sui temi delle politiche familiari;
    non è riconosciuto come interlocutore stabile (ad ogni cambio di governo/legislatura va ricostruito il posizionamento, secondo la sensibilità dei protagonisti). Ad esempio siamo passati dai fasti della Conferenza Nazionale della Famiglie di fine 2010 con la proposta del Fattore Famiglia e l’elaborazione della bozza del Piano Nazionale per la Famiglia, alla non convocazione al tavolo delle parti sociali del nascente governo Monti.

Infine una domanda: perché un rappresentante sindacale può godere di permessi retribuiti per la sua formazione e per lo svolgimento del suo compito, mentre un rappresentante delle associazioni di famiglie no?

Daniele Udali

Presidente

Afi – Associazione delle famiglie
Confederazione nazionale

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