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Infelicità S.p.A. - Il movimento contro la famiglia visto con gli occhi di un giovane

Infelicità S.p.A.

Forse è una visione un po’ parziale, ma sapere che gli occhi di un giovane riconoscono questo movimento contro la famiglia, apre orizzonti di riflessione che non possiamo non considerare.

Ormai è deciso, la società odierna non ha più bisogno della famiglia. Padre, madre e figli devono vivere separati. Perché? Perché consumano di più.

Doppia casa, doppio arredamento, doppio canone delle bollette, doppio dentifricio. I separati, i divorziati, i single rendono il doppio. Bella scoperta.
I beni (mobili e immobili) hanno un prezzo ben specifico. Nessun consulente finanziario ti suggerirebbe di basare i tuoi investimenti su qualcosa di intangibile, impalpabile: emozioni, valori, sentimenti, qualità; ma tutti ti fanno spendere, investire e, di conseguenza, fanno arricchire qualcun altro.
Ed ecco che come in un consiglio di amministrazione di una grande azienda è stato proferito il verdetto: la famiglia non rende più, o almeno, non rende abbastanza per soddisfare l’offerta di un mercato strabordante di prodotti. La famiglia deve essere eliminata, disgregata, destituita.
Un divorziato che paga gli alimenti alla ex moglie può detrarli dalle tasse, un marito che porta a casa la spesa per la famiglia non ci detrae nemmeno gli yogurt.
Nella società del matrimonio usa e getta, dell’amore da soap opera, dell’infedeltà tollerata ci vogliono convincere che l’amore duraturo non sia più attuale, ma che una società di infelici sia decisamente migliore. L’infelice spende. Spende per premiarsi, per soffocare quella vocina dentro di lui che lo fa star male. Per compensare il vuoto dato dalla mancanza di voglia di vivere, veramente. E il mercato è contento. È come un grande ospedale che si mantiene grazie alle malattie da lui stesso generate e diffuse. Un meccanismo perverso figlio o causa della società odierna: sì, perché come in un gatto che si morde la coda, non si capisce più cosa è causa e cosa è conseguenza.
Nonostante la pubblicità cerchi di farci intendere il contrario, mai come ora si può asserire, trasformando un noto detto, che “l’infelicità è l’anima del commercio” e la famiglia fa sempre più fatica a mantenersi unita.

Francesco Adami - Afi-Verona