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Famiglie e adolescenza

La Scuola delle Famiglie di Reggio Calabria per aiutare i genitori ad essere efficaci.


La scuola delle famiglie riparte a Reggio Calabria, presso la biblioteca comunale “P. De Nava”. Il via è stato dato da Alzheimer Cafè, lo scorso 28 febbraio in cui si è discusso dei problemi delle famiglie con un anziano affetto da disabilità psicofisica. I due successivi incontri sono stati invece dedicati all’adolescenza. In particolare il giorno 13 Marzo si è discusso di  “Adolescenza oggi”. Si è entrati nel vivo dell’argomento leggendo la pagina di un diario scritto da una quattordicenne;  è stata poi fatta una breve introduzione generale sulla tematica e, subito dopo, si è acceso un dibattito sulle differenze fra gli adolescenti di oggi e quelli di ieri.

La realtà in cui viviamo è caratterizzata da una forte crisi che si ripercuote soprattutto sui giovani e li porta ad allontanarsi sempre più da quelli delle precedenti generazioni. I giovani d’oggi entrano a far parte del mondo degli adulti sempre più tardi a causa della maggiore durata del corso di studi e della formazione al lavoro, della precarietà professionale, della crisi dell’istituzione matrimoniale, della sempre maggiore libertà dai vincoli sociali. Al contempo anche i rapporti genitori-figli sono profondamente mutati rispetto al passato: le norme e i valori dettati dall’autorità paterna hanno lasciato posto ad un clima di confidenza che annulla le barriere generazionali e crea non poche difficoltà  nel porre limiti e divieti, ne consegue una maggiore dipendenza affettiva e un’evidente difficoltà nell’affrontare le separazioni.

La giornata del 25 Marzo è stata proprio dedicata alle “Relazioni tra genitori e adolescenti”. Difatti, la fase adolescenziale rappresenta un periodo in cui avvengono numerosi processi di cambiamento riguardanti l’aspetto fisico, psicologico e relazionale. Inevitabilmente il sistema familiare ne risente: anche i rapporti interni assumono nuove sfaccettature e mutano gli equilibri createsi fino a quel momento. Il terzo incontro si è aperto con un brainstorming (tecnica creativa di discussione in gruppo) in cui molti dei partecipanti hanno condiviso cosa significhi essere genitore di un adolescente. Durante il gruppo di discussione gli adulti presenti hanno espresso le difficoltà insite nel loro ruolo, le preoccupazioni, i dubbi relativi a questo periodo di transizione e la volontà di ricercare un rapporto di complicità e intesa con i propri figli. Come aspetti da tenere in considerazione sono emersi: il nascente senso di autonomia nei ragazzi, l’importanza degli stessi di sentirsi investiti della fiducia degli adulti e la reciproca disponibilità all’ascolto.

Per entrare in contatto con i propri figli, molti genitori hanno sottolineato l’importanza di una comunicazione assertiva e di un dialogo profondo che incarni le caratteristiche della sincerità  e della verità. Si è concordato sull’utilizzo di un “approccio flessibile” in cui l’atteggiamento del genitore nei confronti del figlio cambi in relazione alla situazione o al problema da affrontare. Varie sono state, inoltre, le definizioni espresse dagli stessi, al fine di connotare tale passaggio di vita: omologazione, ribellione, responsabilità, conformismo etc. Gli elementi emersi dalla tecnica creativa del brainstorming hanno dato vita ad una discussione  molto sentita e partecipata relativa ad un capitolo dell’educazione che suscita emozioni contrastanti nei genitori, ovvero quello della punizione. Sono emersi punti di vista differenti: alcuni hanno sostenuto che un modello tendenzialmente permissivista porterebbe al fallimento dei principali scopi educativi, altri invece, hanno riferito che imposizione e rigore portano alla creazione di un muro di incomunicabilità tra genitori e figli. Sono infine emerse delle “regole” che possano rendere le punizioni efficaci. La punizione deve essere: “recitata” (simbolica), educativa (mai corporale, ma tale da trasmettere un insegnamento), limitata nel tempo e concordata (non deve durare in eterno; alla prima occasione in cui il proprio figlio dimostra di aver capito e di aver cambiato atteggiamento, bisogna ripristinare la pace).

Successivamente, partendo dall’immagine del “tiro alla fune” che rappresenta in tutte le sue sfaccettature, il delicato rapporto genitori-figli negli anni “turbolenti” dell’adolescenza, è stato letto un brano tratto dal libro “Da padre a figlia. La lettera che ogni padre vorrebbe scrivere, le parole che ogni figlia vorrebbe leggere” dello Psicologo, Psicoterapeuta Alberto Pellai.  Tale lettura, che ben spiega la metafora del tiro alla fune, è stata accolta con grande entusiasmo in quanto ha stimolato i genitori a riflettere sul proprio comportamento e su come rapportarsi con il figlio che sta crescendo. È seguito un dibattito su come il genitore (madre o padre che sia) può affrontare al meglio il periodo adolescenziale dei figli. Sono stati descritti diversi e possibili atteggiamenti da assumere e sono stati dati dei “consigli” e delle“strategie”.

Ad esempio, è stata sottolineata l’importanza della negoziazione in quanto ogni adolescente dovrebbe discutere con l’adulto le sue conquiste. Il genitore non dovrebbe cedere ad ogni tipo di richiesta: in questa fascia d’età, spesso, il ragazzo ragiona nell’ottica del “tutto e subito” e se il genitore assecondasse questo suo modo di pensare, non farebbe altro che escludere il momento della contrattazione.

Inoltre, dinnanzi alle molteplici richieste del figlio (sia legate a oggetti materiali che ad attività da svolgere), l’adulto deve assumere una funzione di “contenimento”. Ogni cosa deve passare dal genitore e richiede da parte sua un’attenta valutazione.

Il genitore efficace è colui che cambia atteggiamento in base alla situazione o al problema da affrontare. Deve sforzarsi di avere un approccio flessibile in quanto un atteggiamento sempre rigido, solo protettivo o troppo amichevole ostacola la relazione e la crescita del figlio.

Si è dibattuto, inoltre, sull’utilizzo sempre più massiccio della tecnologia da parte dei giovani e ci si è confrontati sulle varie esperienze in famiglia. L’adulto dovrebbe avere un’idea chiara sul possibile utilizzo da parte del figlio delle tecnologie (pc, telefono smartphone, tablet); contrattare insieme le regolo sull’impiego di questi strumenti; evitare le prediche cercando piuttosto di capire cosa il proprio figlio faccia al computer o con il cellulare; uscire dall’illusione di poter e dover controllare tutto in quanto i figli hanno bisogno di costruirsi un proprio mondo; infine spronarli ad avere il più possibile una vita sociale e non solo virtuale.

L’incontro si è concluso dibattendo sulla necessità di saper distinguere le difficoltà transitorie legate ai momenti di crisi che il figlio adolescente attraversa da quella che è invece un’adolescenza problematica che rischia di portare alla formazione di disturbi di natura psicologica.

 
Filomena Zampaglione – psicoterapeuta

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